Perchè si chiamano cure primarie.
A cura di Mara Mettola.
Le cure primarie sono il primo punto di contatto che individui, comunità e famiglie hanno con il servizio sanitario e costituisce l’intervento di cura più vicino e accessibile per il cittadino (Liuzzi, 2016). Il modello di salute che è alla base è il modello bio-psico-sociale che vede l’individuo che richiede aiuto al centro di un ampio sistema influenzato da molteplici variabili. Il medico, quindi, per comprendere e risolvere la sofferenza deve occuparsi non solo dei problemi di funzioni e organi ma è chiamato a rivolgere l’attenzione agli aspetti psicologici, sociali e familiari dell’individuo fra loro interagenti e in grado di influenzare l’evoluzione della malattia (Becchi, Carulli, 2009).
La visione della persona diventa quindi una visione olistica dove non si osserva solo il contesto strettamente sanitario ma lo si integra con l’ambiente sociale e il ciclo di vita.
Compito della sanità pubblica è quindi perseguire il benessere del cittadino non solo attraverso azioni di recupero della sua salute, ma soprattutto tramite azioni di difesa e di prevenzione delle malattie, di eliminazione o attenuazione dei fattori di rischio, di riabilitazione fisica, psichica e sociale del malato nella sua comunità. Ma per garantire il benessere della persona in modo continuativo nel tempo bisogna anche intervenire a livello politico e sociale (Liuzzi, 2016).
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (1990) il sistema di cure primarie si fonda sui concetti di accessibilità, continuità assistenziale ed equità sociale di tutti i cittadini rispetto alle cure sanitarie, incluse quelle di salute mentale. Il modello delle cure primarie da quando è stato lanciato ad oggi è stato fondamentale soprattutto per i Paesi in via di sviluppo per promuovere stili di vita salutari, schemi di nutrimento adeguati, erogazione di sanità di base, difesa della salute del bambino e della madre, strategie di controllo delle epidemie e campagne vaccinali, erogazione di cure appropriate per patologie comuni. Questo modello ha aumentato le aspettative di vita e le condizioni di quelle popolazioni (Ivbijaro te al, 2008). Ma è importante sottolineare quanto le cure primarie siano fondamentali anche per le nazioni sviluppate. Una mancanza di efficaci cure primarie anche nelle nazioni più ricche può generare problemi, ad esempio dove le diverse stratificazioni sociali e culturali portano minori o maggiori accessi alla medicina di base.
Le cure primarie si prefiggono di essere un sistema centrato sui bisogni di salute della popolazione e non sulle necessità delle strutture sanitarie centralizzate o dei professionisti della salute. Quello delle cure primarie è un sistema di cure decentralizzato, che richiede la partecipazione attiva di famiglie, gruppi e comunità. Si fonda su un lavoro collettivo, di squadra, che coinvolge diverse figure di professionisti uniti in équipe, per curare e promuovere salute di comunità e territorio (Liuzzi, 2016).
Il punto di forza di questo sistema è la continuità assistenziale che rende possibile e prezioso seguire l’individuo lungo il suo intero ciclo di vita. Si può, quindi, accompagnare il paziente nel suo percorso di vita e di salute al di là dei momenti di utilizzo della medicina specialistica e della consulenza medica “una tantum”.
Questo sistema diventa ancora più importante quando viene applicato alla salute mentale. Il benessere mentale e quello psicologico sono intimamente collegati alla soddisfazione dei bisogni e alla qualità della vita della popolazione. Il disagio mentale e i conflitti familiari e sociali nascono spesso dalla negazione dei bisogni psicologici di base.
Da recenti studi italiani emerge che il disagio mentale è un problema che sta acquisendo sempre maggiore rilevanza a livello nazionale, specie tra gli anziani e le fasce più deboli della popolazione dal punto di vista economico e sociale, assorbendo risorse del sistema sanitario, nonché gravando su società e famiglie. Tra i problemi più diffusi, vi è sicuramente la depressione. L’Organizzazione mondiale della Sanità stima che i disturbi depressivi colpiscono oltre 300 milioni di persone nel mondo. La depressione rappresenta il 4,3% del carico globale di malattia ed è una delle principali cause di disabilità a livello mondiale, in particolar modo nelle donne.
In Italia, secondo i dati più recenti disponibili (Indagine dell’Istituto Nazionale di Statistica-European Health Interview Survey-EHIS), 2,8 milioni di persone, il 5,6% della popolazione di età >15 anni, presenta sintomi depressivi, dei quali 1,3 milioni con sintomi del disturbo depressivo maggiore (www.osservatoriosullasalute.it).
Le persone affette da depressione e ansia cronica grave fanno ricorso più frequentemente alle cure dei Medici di Medicina Generale (MMG) e degli specialisti; infatti, durante l’anno, oltre il 93% si rivolge almeno una volta al MMG vs circa l’86% degli altri malati cronici. Questi dati si accompagnano all’aumento del volume dei farmaci antidepressivi prescritti da professionisti afferenti al Servizio Sanitario Nazionale (SSN); negli ultimi anni, infatti possiamo notare un aumento da 39,0 DDD/1.000 ab die del 2013 a 40,4 DDD/1.000 ab die del 2017
(www.osservatoriosullasalute.it).
Definendo la salute non come assenza di malattia ma come stato di benessere psicofisico si sottolinea l’importanza del benessere psicologico in uno stato di buona salute fisica dell’individuo.
Non può, quindi, esistere benessere fisico senza benessere psicologico e salute mentale. È purtroppo ancora diffusa la tendenza di concentrarsi sulle patologie fisiche negando l’unità e la globalità dell’essere umano.
Diviene quindi fondamentale dare vita a un modello di Psicologia di Cure Primarie sul territorio integrato alle già esistenti cure primarie, per migliorare l’accesso alle cure e alle terapie psicologiche, migliorare la qualità del trattamento psicologico di primo livello, migliorare gli esiti terapeutici e creare un contesto di comunicazione e di relazione positiva ed efficace fra diversi professionisti impegnati nella cura della salute mentale (Liuzzi, 2016).
Bibliografia di psicologia di cure primarie
- Becchi M.A., Carulli N. (2009). Le basi scientifiche dell’approccio bio-psico-sociale. Indicazione per l’acquisizione delle competenze mediche appropriate. Medicina Italia, 3: 1-5.
- Ivbijaro, G., et al., (2008) Primary Care mental health and Alma Alta: from evidente tuo action, in “Mental Health in Family Medicine”, n. 5, pp.67-69.
- Liuzzi, M., (2016). La Psicologia nelle cure primarie. Bologna, Il Mulino.
- WHO, (1990). The introduction of a mental health component into primary care, Geneva, WHO Publications.
- www.osservatoriosullasalute.it
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