Training e formazione in psicologia di cure primarie.
A cura di Valentina Pisu.
La formazione dello psicologo delle cure primarie (PCP) è essenziale, dato il ruolo peculiare che riveste il professionista in ambito clinico. È un lavoro svolto in sinergia e cooperazione con il medico di base, possibilmente all’interno dell’ambulatorio del medico e in collegamento con tutti gli altri servizi territoriali, per cui è necessario un training da un lato ampio, ma che sappia anche inquadrare bene i compiti specifici dello psicologo.
In Italia questa formazione non è ancora stata definita dalla legislazione vigente e ogni Regione potrebbe, potenzialmente, decidere su base territoriale. Anche la figura, il ruolo e i compiti dello psicologo delle cure primarie sono spesso poco definite e diverse di Regione in Regione.
Dunque il primo passo importante, in Italia, sarebbe la definizione di chi è lo psicologo delle cure primarie, come si deve inserire in ambito clinico e quali sono i suoi incarichi; a questo cerca di provvedere il DDL S. 1827 “Istituzione dello psicologo di cure primarie”, in cui vengono descritti i servizi erogati, le aree di intervento e il fine dell’attività dello psicologo, ma non viene descritta (seppur richiesta), quale debba essere o chi erogherà, la formazione dello psicologo di cure primarie. In ogni caso, avere una definizione condivisa renderebbe più semplice delineare con maggiore accuratezza la migliore formazione per svolgere in maniere adeguata ed efficace la sua funzione (ricordiamo che la ricerca empirica fornisce dati chiari sull’effettivo calo dei costi della sanità pubblicato, a seguito dell’impiego di PCP sul territorio o direttamente all’interno degli studi medici). Al momento la formazione di chi desidera lavorare come professionista nelle cure primarie è affidata a corsi e master a pagamento, di durata variabile. Andando a leggere la loro struttura e l’offerta formativa, si trovano diversi punti di contatto, ma naturalmente non sono sempre totalmente sovrapponibili, soprattutto rispetto l’importanza data a certi argomenti piuttosto che altri.
Facendo riferimento a tutte queste indicazioni, si può provare a pensare quale possa essere il miglior training per gli psicologi di cure primarie, ma prima di tutto bisogna prima definire il modello che
sostiene il lavoro in questo ambito. Il modello maggiormente accreditato, grazie alle ricerche e le sperimentazioni che lo hanno utilizzato, in Italia e in Europa, risulta essere il modello
biopsicosociale, quindi il presupposto per una buona formazione è la sua conoscenza. Il modello biopsicosociale è stato sviluppato da Engel negli anni ’80, basandosi sul concetto di salute definito
dal WHO (World Health Organization) nel 1947. Secondo questo modello in un individuo ammalato intervengono più fattori, che interagiscono insieme, potendo così influenzare, sostenere e mantenere la malattia, incidendo sulle condizioni oggettive e soggettive di malessere e benessere.
Questi elementi non sono solo i problemi e le disfunzioni fisiche, ma sono anche le componenti mentali (psicologiche ed intellettive), quelle sociali (condizioni di vita, lavoro, famiglia…) e i valori e vanno tutti vagliati e conosciuti per poter comprendere e risolvere la malattia.
Pertanto, è essenziale che nel training degli psicologi delle cure primarie siano inclusi insegnamenti sui rudimenti della salute e della malattia, sia a livello biologico/fisico (come anatomia umana e
patologia, ad esempio) che a livello psicologico (come le dinamiche che possono influenzare lo stato di salute e delle strategie con cui si può reagire alla patologia). Sarà poi necessario conoscere i
fattori socioculturali che influiscono sulla concezione di salute e malattia, considerando come queste possano essere considerate diversamente a seconda della cultura, dell’etnia, del genere o della religione. Deve inoltre avere la conoscenza anche delle politiche sanitarie e dei sistemi organizzativi sia nazionali che internazionali, compresa la rete dei servizi presenti sul territorio, per poter saper indirizzare in maniera adeguata il paziente, programmando gli invii al servizio o allo specialista più idonei. In questo senso dovrà essere in grado di saper valutare non solo i bisogni dell’individuo, ma anche quelli della comunità in cui è inserito. Lo PCP, lavorando all’interno dei servizi di primo livello, dovrà essere in grado di effettuare un assessment che prenda in
considerazione, con precisione, la storia di vita del paziente, soprattutto recente (spesso i sintomi fisici sono dovuti a dei cambiamenti nella vita quotidiana) e le suddette componenti sociali, che possono o influenzare e sorreggere alcune patologie o, quando sono adeguate, essere utili risorse sia per l’individuo che per il processo di guarigione. Essenziale sarà anche la conoscenza delle
principali patologie riscontrabili nella psicologia delle cure primarie e la competenza nell’utilizzo degli strumenti diagnostici per la valutazione dello stato psicologico del paziente. Inoltre, lo PCP dovrà conoscere e saper applicare gli interventi psicologici che si possano rivelare più efficaci nell’ambito delle cure primarie, sia a livello individuale, che familiare, che di gruppo, che comunitario. Tra questi interventi, potrebbe essere richiesta l’organizzazione e la gestione dell’assistenza psicologica primaria, perciò è importante anche imparare come gestire questo aspetto. Inoltre, è necessario essere preparati al lavoro con professionalità molto diverse, per cui sarebbe anche auspicabile la formazione, la discussione dei casi e il focus group con i medici di medicina generale. Non bisogna poi dimenticare che lo PCP deve essere promotore del benessere psicologico.
Insomma, lo psicologo in quest’ambito svolge un lavoro estremamente vario, sicuramente essenziale e delicato, che prevede perciò un training accurato e abbastanza lungo da permettere un adeguato apprendimento di tutti questi aspetti. Per la sua peculiarità e trasversalità, si ritiene che sia essenziale anche valutare un tirocinio formativo, che possa consolidare tutte queste conoscenze.
L’auspicio è che con l’andare avanti del lavoro legislativo, venga uniformata sia la definizione precisa della psicologia delle cure primarie, sia quella dello psicologo che decide di lavorarci, ma
soprattutto, che si definisca un training specifico.
Bibliografia di psicologia di cure primarie
- Attà Negri A, Andreoli G., Carelli L., Fumagalli E., Paladino A., Zamin C., “Realizzare il modello biopsicosociale nelle cure primarie. Medico e psicologo insieme? L’opinione dei medici di medicina generale”, Rivista Società Italiana di Medicina Generale n. 6, vol. 26, 2019
- Becchi M. A., Carulli N., Le basi scientifiche dell’approccio bio-psico-sociale. Indicazioni per l’acquisizione delle competenze mediche appropriate”, Internal and Emergency Medicine vol. 3, (ISSN 1970-9366), 2009
- Bianco F., “Lo psicologo nelle cure primarie: dall’utenza alla realizzazione”, Tesi di Dottorato
- Capitanio S., “Verso una Psicologia di Cure Primarie in Italia: progetto sperimentale di collaborazione fra medici di base e psicologi nell’UTAP di Carmignano di Brenta (PD)”, Tesi di Laurea Magistrale, 2012
- Liuzzi M., “Per un progetto nazionale di psicologia di cure primarie”, Psicologia della Salute (ISSN 1721-0321, ISSNe 1972-5167), 2/2020 https://docplayer.it/6191631-Dal-sintomo-alla-persona-lo-psicologo-di-base-nello-studio-del-medico-di-medicina-generale-luigi-solano.html
- https://www.giuntipsy.it/informazioni/notizie/lo-psicologo-di-base-e-la-psicologia-delle-cure-primarie
- https://www.istitutoninotrapani.org/master-universitari/psicologo-di-base-e-counselling-sanitario/
- https://www.psicologicureprimarie.it/corsi-professionali/corso-online-psicologia-cure-primarie.html
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