Bisogna lavorare nello studio del medico per fare cure primarie?
Per lo psicologo o psicoterapeuta il desiderio di avviare una collaborazione nell’ambito delle cure primarie con un medico di medicina generale comporta differenti interrogativi che
prevedono di operare diverse decisioni fra le quali certamente stabilire dove ricevere i pazienti: tale scelta di grande concretezza richiede di porre seria attenzione alla costruzione di un progetto di cure primarie che, in questa fase storica che vede una graduale
formalizzazione istituzionale della figura dello psicologo di cure primarie, concede un’ampia discrezionalità di azione; tale libertà di azione però dovrebbe aderire alle indicazioni già presenti nella proposta del Disegno di Legge [1] oltre che risultare conforme alla letteratura scientifica sul tema [2].
Per rispondere al quesito iniziale risulta opportuno prendere in considerazione cinque elementi che possono svolgere una funzione orientativa.
- Lo psicologo di cure primarie nasce per rispondere all’esigenza di rendere disponibile al cittadino livelli essenziali di assistenza (LEA) attraverso il servizio sanitario territoriale: gli interventi psicologici previsti individuati riguardano la maternità e la paternità responsabile, la tutela della donna, della donna in stato di gravidanza e della salute del nascituro, problematiche individuali e di coppia, problematiche adolescenziali in collaborazioni con le istituzioni scolastiche, minori in condizioni di disagio e trascuratezza piuttosto che abuso e maltrattamento, condizioni di disagio familiare ed infine caso di violenza di genere e sessuale.
- Le aree di intervento di psicologia di cura primarie riguardano sostanzialmente (ed in sintesi) situazioni di stress croniche o transitorie piuttosto che condizioni di disagio legate al ciclo di vita, condizioni di scarsa aderenza alla cura ed assistenza al lavoro di
équipe. - L’attività psicologica di cure primarie può riassumersi in un lavoro di prevenzione ed intervento precoce piuttosto che di invio tempestivo per condizioni di sofferenza psicologica emergenti, più in generale azioni di psicoeducazione e di promozione della salute e del benessere oltre che di sostegno al lavoro di équipe ambulatoriale.
- Operativamente lo psicologo di cure primarie lavora con pazienti che necessitano di cure integrate, opera trattamenti congiunti su casi di elevato carico emotivo conseguenti a malattia piuttosto che su casi di scarsa aderenza al trattamento.
- Risulta fondamentale ricordare che lo psicologo di cure primarie risulta fattivamente una componente integrata di un servizio di cure primarie, termine che indica il servizio di cura più accessibile al cittadino stesso [2] (Liuzzi, 2016) ovvero la medicina territoriale.
Nonostante queste considerazioni possiamo notare come sia ancora difficile in Italia proporsi come psicologo clinico o psicoterapeuta, ossia uno specialista della psicologia clinica, che si
proponga disponibile per ricevere l’invio di pazienti che necessitino di un trattamento psicologico: in conseguenza a quanto esposto sinteticamente risulterà sperabilmente chiara la distinzione fra una collaborazione nella quale lo psicologo o psicoterapeuta si renda disponibile per ricevere invii per visite specialistiche di consulenza psicologica e di psicoterapia rispetto ad un’attività di psicologia di cure primarie, dove lo scopo è l’integrazione di un servizio sanitario territoriale che preveda una stretta collaborazione fra professionisti della cura.
Dunque sarà necessario per il professionista meditare attentamente sulla individuazione del luogo di lavoro, interno o esterno allo studio di medicina generale: sebbene vi sia una discrezionalità professionale sarà opportuno tenere in considerazione tutti i fattori esposti oltre che le condizioni fisiche dipendente dalla struttura ambulatoriale.
Bibliografia di psicologia di cure primarie
- [1] DDL Psicologo di cure primarie (http://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Ddliter/53018.htm)
- [2] Liuzzi M., (2016). La Psicologia nelle cure primarie. Bologna, Il Mulino.
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